L’intelligenza artificiale, un tempo fantasia futuristica, è ora una forza tangibile che rimodella industrie e ridefinisce ruoli lavorativi. Ma questa trasformazione non colpisce tutti allo stesso modo. I numeri parlano chiaro: secondo un recente studio pubblicato da Code First Girls e Tech Talent Charter, le lavoratrici hanno il 40% in più di probabilità rispetto ai colleghi maschi di vedere il proprio posto sostituito da algoritmi e macchine. La vulnerabilità femminile deriva dalla distribuzione occupazionale: molte donne lavorano in ambiti amministrativi, di segreteria e supporto, proprio quelli dove l’automazione trova terreno più fertile. Tuttavia, questa stessa rivoluzione tecnologica sta generando nuovi spazi professionali – dalla scienza dei dati alla consulenza digitale – spazi che potrebbero rappresentare una via d’uscita, a patto di costruire i ponti formativi necessari. È quindi fondamentale garantire alle donne l’accesso alla formazione necessaria per inserirsi in questi nuovi settori.
Servono progetti mirati per rafforzare le competenze nelle aree scientifiche e tecnologiche insieme a programmi strutturati di riqualificazione lavorativa. Un ulteriore elemento di complessità è rappresentato dai pregiudizi di genere insiti negli algoritmi. Se i dati su cui si basano i sistemi automatizzati incorporano bias esistenti, il rischio è che queste tecnologie amplifichino tali discriminazioni. Da assunzioni distorte a pratiche inique, la gamma degli effetti collaterali è vasta. Affrontare questi problemi richiede impegno verso la diversità dei dati, trasparenza e un coinvolgimento attivo delle donne nello sviluppo tecnologico. In tutta Europa iniziative innovative si stanno muovendo per mitigare i rischi associati all’automazione trasformandola in un’opportunità per le donne. Programmi sostenuti sia dal governo sia dal settore privato offrono alle più giovani la possibilità di sviluppare competenze in ambiti come l’analisi dei dati e l’intelligenza artificiale.
Anche l’Italia si sta impegnando in questa direzione stanziando fondi per la formazione e promuovendo l’interesse delle giovani verso le carriere STEM (ossia scienze, tecnologia, ingegneria e matematica). Vigilare sull’effettiva implementazione e diffusione di tali iniziative è fondamentale per assicurarne il successo. Sebbene le donne siano ancora sottorappresentate nel settore tech, il cambiamento è possibile e necessario. Una maggiore inclusione femminile non è solo equa, ma strategicamente importante per evitare la creazione di tecnologie che non rispondono alle esigenze di tutti. Il futuro del lavoro è in evoluzione e il ruolo delle donne in questo scenario dipende dalla nostra capacità di educare, formare e promuovere l’uguaglianza di genere. L’importante è non dimenticare che il progresso tecnologico deve andare di pari passo con un progresso sociale che non lasci indietro nessuno.
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