Dopo la pandemia, lo smart working è cresciuto di dieci volte rispetto al passato. Secondo un recente rapporto dell’International Monetary Fund, questa nuova tendenza potrebbe contrastare il rallentamento della produttività e dare una spinta alla crescita economica nei prossimi decenni. Inoltre, con il supporto dell’intelligenza artificiale, l’era della “crescita lenta” potrebbe davvero finire. C’è da dire anche che l’idea di normalizzare lo smart working era stata accolta con euforia, sembrava una verità assoluta, ma negli ultimi mesi è stata messa in radicale discussione. Per alcune aziende, come Dell e Amazon, il ritorno è diventato un ultimatum: cinque giorni in ufficio o niente. Altre, come Microsoft, hanno invece adottato un approccio più flessibile, lasciando maggiore libertà ai dipendenti, dimostrando lungimiranza e soprattutto, dimostrando di aver colto i benefici economici che derivano dallo smart working. La domanda che mi resta un pò aperta è la seguente: quali sono le aziende che non riescono a gestire i dipendenti in smart working? Io ho solo una fievole ipotesi: incapacità della leadership a gestire i gruppi di lavoro senza un “controllo a vista”. Che parafrasato significa, mancanza di fiducia e scarse doti dirigenziali.
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