Editoriale

Lo sforzo cognitivo si azzera quando usiamo l’intelligenza artificiale

Mi è capitato di usare la funzione “Audio Overviews” dell’assistente virtuale di Google, NotebookLM.
Impressionante.
O forse, dovrei dire, facilmente “impressionabile io” in qualità di umana dotata di una intelligenza, che seppur lungamente allenata, è nella media. Dopo aver ascoltato il podcast che NotebookLM ha generato dal file che ho caricato contenente una lunga ricerca scientifica, mi sono fatta una domanda. In un’epoca in cui strumenti di intelligenza artificiale come questo NotebookLM possono semplificare argomenti complessi in piccoli bocconi digeribili, rischiamo di non impegnarci abbastanza a fondo nella comprensione?
Questi strumenti di sopraffine intelligenza, ci forniscono una comprensione superficiale e spesso lo fanno a scapito della comprensione più profonda. Ma quando l’apprendimento diventa così facile, non rischiamo di perderci lo sforzo cognitivo che è essenziale nell’apprendimento duraturo e profondo?
Di solito, quando mi trovo di fronte a materiale impegnativo, il mio cervello è costretto a lavorare di più. Mi confronto con concetti, creo connessioni e, in definitiva, interiorizzo in modo significativo.
Dunque, tutto questo semplificare eccessivamente i contenuti, ci priva in un certo senso del sacrosanto “sforzo” con il risultato, osservabile ad occhio nudo da chi ha a che fare con gli adolescenti, di restare sulla superficie senza mai immergerci in profondità per comprendere o ricordare veramente.
E come ciliegina sulla torta, aggiungo che spesso, affidarsi a contenuti generati dall’intelligenza artificiale crea, soprattutto nei suddetti adolescenti, un falso senso di sicurezza: si sentono informati senza esserlo.

Grazia D

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