L’incontro con Laura Puricelli, founder di Dress for Good, durante il Web Summit, è stato ispirante. Imprenditrice illuminata – che ha ricoperto il ruolo di responsabile della strategia digitale e delle pratiche di innovazione per il settore della moda e del lusso presso importanti società di consulenza, tra cui Deloitte Digital e PwC – Laura ha partecipato al talk “How Fashion brands are using GenAI” insieme a Matthew Drinkwater Head of Innovation at London College of Fashion e Laura Westbrook Correspondent South China Morning Post parlando di come i brand della moda e del lusso stanno utilizzando la GenAI per rivoluzionare vari aspetti operazionali, dal design al marketing fino all customer experience. Laura Puricelli è stata inoltre inserita all’interno della giuria che ha votato la PITCH semi-final.
Chi è Laura Puricelli.
Mi occupo di tecnologia e dell’intersezione con la moda e il lusso da circa 22 anni. In pratica di innovazione e strategia, quindi di strategie per innovare.
Cosa fa Dress For Good, a chi parla e quali valori esprime.
Dress For Goods si occupa, da circa un anno e mezzo, di accompagnare i brand della moda del lusso verso l’innovazione tecnologica in modo strategico ed altamente funzionale a quelle che sono le proprie priorità di business.
Perché Dress For Good e Laura Puricelli sono al Web Summit 2023?
Sono stata speaker di un panel molto interessante legato all’ Artificial Intelligence generativa. Sicuramente il Web Summit fa molto e ho accettato con grandissimo piacere di salire su un palco internazionale come questo e portare la mia voce in rappresentanza delle donne. Apprezzo che sia dato spazio alla leadership femminile in un ambito, come quello tecnologico che tradizionalmente, diciamo, anche per quelle che sono poi le percentuali, non è così rappresentato dalle donne. In termini di gender gap, il web summit – nel mio caso, in un ambito strettamente tecnologico come quello dell’intelligenza artificiale generativa (super nuova) – è stato magnifico dimostrando un commitment forte sul “femminile”.
In che modo una leadership femminile impatta positivamente?Secondo il Global Gender Gap Report 2023, l’Italia è scivolata al 79º posto nella classifica mondiale della parità di genere. A pesare di più su questa % è la politica. Qual è la tua esperienza di gap di genere nel settore tecnologia?
Allora la mia esperienza è stata appunto di crescita insieme a quella che è stata poi la consapevolezza del gender gap in ambito tecnologico. Io ho lavorato sia in grandi società di consulenza, occupandomi di trasformazione digitale e abilitazione tecnologica del business. Nel 2009 ho fondato la startup di una nota influencer. In pratica ho fondato tre startup in ambito moda e tecnologia di cui una è Dress For Good. Guardandomi un pochino indietro, ho potuto toccare l’innovazione con mano, grazie alla tecnologia. Quindi quello che dico sempre ai miei studenti, alle startup per le quali faccio mentorship è questo: iniziate a respirare la tecnologia anche a scuola. Spesso mi rendo conto che l’ universo femminile, che rappresento, è un pò spaventato dalla tecnologica perchè tradizionalmente è nerd, molto chiusa in sè stessa. In realtà, negli ultimi anni, soprattutto durante e dopo la pandemia, tutti hanno capito che la tecnologia è realmente un abilitatore per l’innovazione, può aiutare comunità diciamo poco rappresentate e le donne in primis, possono trovarci delle vie d’uscita e dei modi nuovi per crearsi opportunità.
Mi fai un esempio, in che modo l’accesso alla tecnologia, riduce davvero il gender gap?
Ti porto la mia esperienza. Io ho sempre lavorato sull’innovazione, mi ha aiutato la passione e la fortuna di iniziare in un mondo come quello della moda del lusso, un settore che comunque guarda avanti per come pianifica le collezioni: tutto quello che tu crei oggi lo venderai tra sei mesi, quindi hai culturalmente la mentalità di guardare avanti. E questo ti consente di capire come puoi continuare a guardare avanti. Ecco un po’ questo guardare avanti ti aiuta a capire quali possono essere i facilitatori che ti supportano nel futura. E la tecnologia secondo me è uno di questi. Credo che la tecnologia sia un abilitatore, quasi un bridge, un ponte per colmare il gender gap. Sappiamo tutti che nelle grandi corporation c’è una grande rappresentanza di donne nella base della piramide, ma poi più sali e più naturalmente ce ne sono sempre meno. Quindi la difficoltà è quella di scalare e avere una voce in alto. Invece questo Summit lo ha fatto, come nel mio caso specifico. Ho parlato di tecnologia ma ci lavoro anche con la tecnologia e questo mi permette di poter raccontare e di condividere conoscenza con altre donne o in generale con un universo che diventa sempre meno connotato in termini di gender: una tecnologia che è un abilitatore per il cambiamento e per l’innovazione.
Nel mio speech sull’ AI generativa ho parlato del cambiamento e di come possiamo essere tutti empowered perchè ognuno di noi può utilizzare tecnologie che oggi sono democraticamente accessibili. La maggior parte di queste non richiede coding e quindi sicuramente il cambiamento può avvenire anche a partire dall’individuo stesso. No, non è più necessario creare un’aggregazione di individui o una comunità.
Il team di Dress For Goods è sicuramente decentralizzato. Cerchiamo di dare lo slancio dell’ innovazione a dei ragazzi, appunto giovani. Un team assolutamente internazionale con uno scambio di cultura. La tecnologia è per noi al servizio di un’innovazione sostenibile che ci permette di preservare il capitale umano nel settore della moda e del lusso. Spesso si pensa che tecnologia metta un pò ai margini il capitale umano e invece, in particolare nella moda e nel lusso, la tecnologia è centrale perchè aiuta questo capitale umano a esprimersi meglio. Questo sta già avvenendo ma sicuramente è richiesto un cambiamento culturale.
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