La 97esima edizione degli Academy Awards ha segnato un punto di svolta per l’industria cinematografica, mettendo in luce il crescente impatto dell’intelligenza artificiale sul grande schermo. La serata, presentata per la prima volta dal comico Conan O’Brien al Dolby Theatre di Los Angeles, ha visto il trionfo di «The Brutalist» di Brady Corbet, con Adrien Brody che ha conquistato il suo secondo Oscar come miglior attore protagonista. L’uso dell’intelligenza artificiale in «The Brutalist» ha catalizzato l’attenzione e acceso un dibattito sull’autenticità delle interpretazioni. Il software
Respeecher è stato utilizzato per perfezionare l’accento ungherese di Brody e della co-protagonista Felicity Jones, sollevando interrogativi sul ruolo della tecnologia nel cinema contemporaneo. Il regista Brady Corbet ha difeso l’uso dell’IA, sottolineando che è stata impiegata solo per raffinare alcuni suoni e vocali in ungherese, senza alterare le performance in inglese degli attori. Mentre Hollywood celebra i suoi talenti, emerge chiaro come l’industria stia abbracciando le nuove frontiere dell’IA, ridefinendo i confini tra creatività umana e innovazione tecnologica. Un altro strumento che sta facendo parlare di sé è ScriptBook, un sistema di analisi predittiva che aiuta a valutare il potenziale successo delle sceneggiature. Questo software fornisce feedback immediati agli sceneggiatori, riducendo il rischio di investimenti in progetti che potrebbero non avere successo. Grandi studi come Century Fox e Netflix stanno già sfruttando questa tecnologia per ottimizzare la scelta dei progetti cinematografici. Le tecnologie di de-aging, come quelle utilizzate in “The Irishman” di Martin Scorsese, hanno ringiovanito digitalmente attori come Robert De Niro e Al Pacino, migliorando la qualità visiva dei film e offrendo nuove possibilità creative.
Mentre Los Angeles continua a spingere i confini dell’innovazione, la scena creativa italiana, profondamente radicata nella tradizione, sta aprendo le porte alle nuove tecnologie con un approccio più conservativo e regolamentato rispetto al modello americano. Il BAIFF (Burano Artificial Intelligence Film Festival), giunto alla sua terza edizione nel 2025, rappresenta questa tendenza: primo festival europeo dedicato ai film realizzati con l’AI, apre nuove prospettive per i creativi italiani. Nel panorama accademico, la IULM University di Milano ha lanciato AI.motion, il primo Festival italiano dedicato al Cinema e all’Intelligenza Artificiale, creando uno spazio di riflessione sulle intersezioni tra tecnologia e creatività nel settore audiovisivo. Il Ministero della Cultura ha definito un quadro normativo specifico e prudente per l’utilizzo dell’AI nel cinema italiano. Le nuove regole sul tax credit considerano ammissibili i costi dell’AI solo per gli effetti speciali, richiedendo trasparenza sulle fasi di lavorazione che utilizzano queste tecnologie. Come emerso durante il panel “Mic: Creativity in the Age of Artificial Intelligence” alla Mostra del Cinema di Venezia, l’obiettivo è proteggere la creatività umana mentre si esplorano le potenzialità dell’innovazione tecnologica. In questo scenario di cambiamento controllato, l’Italia sta costruendo un proprio modello di innovazione nell’intrattenimento, dove la tecnologia viene integrata gradualmente, preservando l’identità culturale e la tradizione creativa del Paese. Questo approccio, seppur più cauto rispetto a quello americano, potrebbe rivelarsi vincente nel lungo periodo, garantendo un equilibrio tra innovazione tecnologica e valorizzazione del talento umano.
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