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La tecnologia aumenta o riduce il gender gap?

 

Potremmo partire dalle emozioni che proviamo tutti i giorni, qualsiasi sia il nostro ambito di azione per così dire: siamo rassegnate a non ricoprire ruoli apicali, siamo arrabbiate per come veniamo rappresentate e percepite nei ruoli che ricopriamo.

Ma partiamo invece dai numeri e in modo particolare da quelli del Global Gender Gap Report 2023, secondo cui l’Italia è scivolata al 79º posto nella classifica mondiale della parità di genere.

Il rapporto pubblicato in estate ha misurato anche quest’anno il tasso di evoluzione mondiale — o meglio dire di INVOLUZIONE — di quella che ormai diventata la “questione parità di genere”.

I ricercatori hanno preso in esame quattro aree chiave ( partecipazione economica e opportunità, grado di istruzione, salute e sopravvivenza ed empowerment politico) e ne hanno misurato le disuguaglianze di trattamento e di presenza, tra uomini e donne.

Che dire? E’ disturbante leggere che su 164 paesi l’Italia sia scesa dal 63° posto (2022) al 79° posto!
E il fastidio aumenta quando, scendendo nel dettaglio della classifica, si scopre che a pesare di più su questo risultato italiano sia la scarsa partecipazione e rappresentanza delle donne in politica (solo il 24,1%). Avere una premier donna non apporta alcun significativo cambiamento nel management politico, in Italia. Finora abbiamo collezionato solo disagi e divari che sembrano incolmabili. Ma torniamo al gender gap.

Potremmo metterci comode ed aspettare l’anno domini 2154, anno in cui, secondo lo stesso rapporto, si raggiungerà la parità di genere a livello globale. Dunque, non ci resta che modellare la saggia Penelope per 131 anni?

No. Qualcosa si può fare anche prima per ridurre più velocemente il gender gap. Qualcosa già si fa. Guardiamo alla tecnologiaguardiamo al Web Summit ad esempio dove da qualche anno la presenza di speaker donne è pari a quella degli speaker uomini.

Quest’anno sono state annunciate donne di rilievo per l’impatto che hanno avuto a livello di innovazione e di carriera politica. Tra tutte:

Ayọ (fka Opal) Tometi Co-fondatrice di Black Lives Matter. Ayọ è una leader nel campo dei diritti civili e sta lavorando per promuovere l’uguaglianza e l’empowerment delle persone di colore.

Margrethe Vestager Vicepresidente esecutivo della Commissione Europea2. Margrethe è una figura di spicco nel campo della politica e sta lavorando per creare un’Europa all’avanguardia nell’era digitale.

Garry Tan CEO e presidente di Y Combinator. Garry è un imprenditore di successo e sta lavorando per sostenere e guidare le nuove generazioni di imprenditori.

Amy Poehler Comica, attrice e produttrice. Amy è una figura iconica nel mondo dell’intrattenimento ed è impegnata a promuovere la diversità e l’inclusione nel settore.

Kelsey Szot Co-fondatrice di Adept. Kelsey è una giovane imprenditrice che sta lavorando per creare soluzioni innovative nel campo dell’intelligenza artificiale.

Gillian Anderson Attrice, attivista e scrittrice . Gillian è una figura di spicco nel mondo dell’intrattenimento ed è impegnata a promuovere i diritti delle donne e la parità di genere.

Alicia Garza Co-creatrice/fondatrice di Black Lives Matter/Black Futures Lab. Alicia è una leader nel campo dei diritti civili ed è impegnata a promuovere l’uguaglianza e la giustizia sociale.

Reshma Sohoni Co-fondatrice e partner gestore di Seedcamp. Reshma è un’imprenditrice di successo ed è impegnata a sostenere le nuove generazioni di imprenditori.

Soo-yeon Choi CEO di NAVER. Soo-yeon è una leader nel campo della tecnologia ed è impegnata a creare soluzioni innovative per migliorare la vita delle persone.

E poi ancora Christina Cacioppo,Sophia Kianni, Morena Baccarin, Kassandra Pop, Laurie Segall e molte altre.

Queste sono solo alcune delle donne che saliranno sugli stage per raccontare i propri successi, le risorse che hanno messo in campo per raggiungere obiettivi sfidanti ma, racconteranno anche la fatica di conciliare la famiglia con la carriera? Qualcuna di loro si, racconterà apertamente i suoi sacrifici alla platea, altre lo faranno solo intravedere tra le righe. Il sacrificio e la fatica ci sono. Perché il welfare è iniquo in Italia, in Europa e in gran parte del mondo.

E’ vero che la tecnologia ha abilitato molte donne a diventare indipendenti da un punto di vista economico, svolgendo mansioni magari direttamente da un computer casalingo, ma è altrettanto vero che non basta e che bisogna fare ancora molto per colmare il gap come testimonia un’altra indagine, quella della McKinsey secondo cui le donne occupano solo il 22% di tutti i ruoli tecnologici nelle aziende europee.

Tutti e tutte dovremmo comprendere che eliminare il Gender Gap, partendo proprio dall’industria tecnologica è una grande opportunità economica, non solo una questione di giustizia sociale.

In Europa mancano talenti nel settore tecnologico e le donne hanno tutte le carte in regola per ridurre, a loro volta, il divario tecnologico.

Iniziamo ad ascoltare le loro storie, partiamo dal Web Summit e dal programma Women in Tech per esempio che mette in contatto le donne tra di loro: l’obiettivo è straordinario e necessario e cioè rendere il settore tecnologico più inclusivo e diversificato.

Grazia D

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