mediterraneo inquinato
“Con le pinne, fucile ed occhiali, quando il mare è una tavola blu…” cantava Edoardo Vianello, e noi continuiamo a sognare estati spensierate, tra bagni infiniti e orizzonti senza nuvole. Ma la realtà, oggi, ha tutta un’altra colonna sonora. Il mare del nostro immaginario – quello trasparente, pulito, amico – è sempre più spesso minacciato da un nemico silenzioso e invisibile: l’inquinamento.
Secondo il report “Non c’è salute in un ambiente malato – Parte 1: Acqua e inquinanti”, l’87% delle aree monitorate del Mar Mediterraneo è inquinato. Sì, hai capito bene: quasi nove zone su dieci. Dentro questa cifra ci stanno metalli pesanti, residui industriali, sostanze chimiche e microplastiche che entrano nel ciclo della vita marina – e, di riflesso, nelle nostre vite.
Il Mediterraneo è un mare chiuso, molto più piccolo di quanto sembri sulle cartoline, e tutto quello che ci finisce dentro (dalle bottigliette di plastica alle sostanze tossiche che arrivano dai fiumi o dalle coste) non se ne va più. Resta, si accumula, si trasforma in un cocktail pericoloso per l’ambiente e la salute umana.
Eppure, in mezzo a questo scenario preoccupante, l’Italia si conferma anche quest’anno regina delle Bandiere Blu: 246 Comuni premiati e 487 spiagge riconosciute nel 2025. È un dato che racconta la forza di tante località costiere nel garantire balneazione sicura e servizi eccellenti. Ma – piccolo dettaglio che fa la differenza – la Bandiera Blu valuta la qualità delle acque di superficie e i servizi, non sempre l’inquinamento “nascosto” che si deposita nei fondali o entra nei nostri piatti.
E allora, cosa ci dice questo contrasto? Che non basta più guardare il Mediterraneo con gli occhi delle vacanze. Serve consapevolezza, monitoraggio costante, attenzione vera a ciò che non si vede. Le Bandiere Blu sono un orgoglio, ma la vera vittoria sarà restituire al Mediterraneo la salute che merita. Perché, diciamolo, anche la canzone più allegra cambia tono se il mare smette di essere una tavola blu.
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