Il Ministero del Turismo del nostro Paese ha commissionato una campagna di comunicazione ad una nota agenzia creativa il cui lancio, nelle scorse settimane, ha suscitato un’eco mediatica importante, seppur perlopiù di natura polemica, a fronte di numerose imprecisioni, sbagli grossolani e un gusto decisamente “cringe”.
Dai social, forse, le critiche più sprezzanti, a partire dalla testimonial di “Open to Meraviglia”: la Venere del Botticelli trasformata in una virtual influencer con la pelle perfetta, le labbra piene e le pose innaturali.
Troppi gli errori, imperdonabili: il video promo girato in Slovenia, le immagini scambiate via Whatsapp e poi caricate sul sito del ministero, il dominio non registrato, i nomi delle città tradotti a casaccio – con Brindisi che diventa “Toast”-, i follower Instagram molto probabilmente fake… e la lista continua, tant’è che è stata presentata un’interrogazione parlamentare.
“L’importante è che se ne parli?”. Con un budget di 9 milioni di euro di soldi pubblici e il danno d’immagine a cui stiamo assistendo, decisamente no.
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