Dal 12 maggio 2025 è possibile presentare domanda per il Reddito di Libertà, il sussidio destinato alle donne vittime di violenza in condizioni di vulnerabilità economica. Questa misura, diventata strutturale con la Legge di Bilancio 2024, rappresenta un passo significativo nel percorso di contrasto alla violenza di genere in Italia.
Il contributo, come specificato dall’INPS, offre 500 euro mensili per un massimo di 12 mesi, con un aumento di 100 euro rispetto ai 400 euro precedentemente previsti. L’obiettivo è favorire l’indipendenza economica e l’autonomia delle donne che cercano di uscire da situazioni di abuso. Questi fondi possono essere utilizzati per spese di alloggio, formazione professionale e assistenza all’infanzia, interrompendo così il ciclo di dipendenza economica che spesso lega le vittime ai loro aggressori.
La misura è rivolta alle donne residenti in Italia con cittadinanza italiana, comunitaria o, nel caso di cittadine extracomunitarie, in possesso di regolare permesso di soggiorno. Le beneficiarie devono essere seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni o dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza.
Il Reddito di Libertà è cumulabile con altri strumenti di sostegno come l’Assegno di Inclusione, ampliando così le possibilità di supporto per le donne in difficoltà. Tuttavia, la procedura di accesso richiede il coinvolgimento dei servizi sociali territoriali e dei centri antiviolenza, un passaggio necessario ma che può rappresentare un ulteriore ostacolo per alcune donne.
La misura si inserisce in un contesto nazionale ancora segnato da profonde disuguaglianze di genere. l dati Istat rivelano che il 31,5% delle donne italiane tra i 16 e i 70 anni (pari a 6 milioni 788 mila) ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. L’European Institute for Gender Equality nel suo rapporto più recente colloca l’Italia sotto la media europea nell’indice sulla parità di genere, con un punteggio di 69,2 su 100, rispetto alla media europea di 71 punti.
Le associazioni che operano nel settore continuano a chiedere non solo maggiori risorse, ma anche un rafforzamento della rete dei servizi di supporto, inclusi i centri antiviolenza e le case rifugio, fondamentali per garantire percorsi di uscita dalla violenza efficaci e duraturi.
Secondo D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, nel 2023 sono state oltre 23.000 le donne accolte dai centri antiviolenza della rete, di cui il 59% senza reddito sicuro e quasi una su tre a reddito zero. Di fronte a questa emergenza, esperti e associazioni invocano un approccio più organico e strutturato al supporto delle vittime. «Nonostante l’aumento di 100€ al mese, sono ancora troppo pochi i fondi messi a disposizione di questo strumento che dovrebbe agevolare l’autonomia economica delle donne che affrontano percorsi di uscita dalla violenza», sottolinea D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza in una nota stampa. Un altro aspetto critico riguarda i tempi di attuazione: il decreto attuativo è stato firmato a dicembre 2024, dopo un’attesa di quasi un anno, rallentando l’accesso ai fondi per molte potenziali beneficiarie.
Mentre l’Italia continua a navigare tra difficoltà economiche e pressioni sociali, le scelte politiche dei prossimi mesi determineranno la capacità del sistema di proteggere efficacemente le donne che cercano di ricostruire la propria vita lontano dalla violenza. Il Reddito di Libertà, pur con i suoi limiti, rappresenta uno strumento concreto per sostenere l’autonomia delle donne vittime di violenza e promuovere una società più equa e sicura per tutti.
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