3° Festival della Comunicazione sul Carcere e sulle Pene: un viaggio tra diritti, giustizia e informazione

Oggi, 11 ottobre 2024, nella sala teatro del carcere di Opera, si è svolto il 3° Festival della Comunicazione sul Carcere e sulle Pene, promosso dalla Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia (CNVG) e dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia. L’evento ha visto la partecipazione di giornalisti, operatori del settore giuridico e detenuti, uniti per discutere di come raccontare e vivere il carcere e le pene.

Introduzione di Ornella Favero
Ornella Favero, presidente della CNVG e direttrice della rivista Ristretti Orizzonti, ha aperto l’evento parlando del linguaggio utilizzato dai media per raccontare le storie dei detenuti: “Noi ci occupiamo dei diritti dei cosiddetti ‘cattivi’. È fondamentale usare le parole giuste e andare oltre, perché i giornali possono costruire mostri che mostri non sono. Dire che con un click si scopre la verità è facile e rischioso.”
Favero ha spiegato l’importanza dell’articolo 17 dell’ordinamento penitenziario, che consente l’ingresso in carcere dei volontari: “Grazie a questa norma, entrano in carcere tutti coloro che hanno un interesse concreto per la risocializzazione dei detenuti, promuovendo un dialogo paritario tra la comunità carceraria e la società libera. Se il volontariato dovesse fermarsi, le carceri si paralizzerebbero, eppure le associazioni non vengono coinvolte nei progetti”. Conclude dicendo che ” Fare volontariato nelle carceri significa esercitare l’arte dell’attesa.”

Interventi istituzionali
Silvio Di Gregorio, direttore della casa di reclusione di Opera, ha portato i suoi saluti, parlando del suo impegno nel coinvolgere i detenuti: “In questo istituto abbiamo tre organi di stampa, perché applichiamo il principio di fare non solo ciò che Devo, ma anche ciò che Posso fare, in più.” Conclude dicendo che “Il carcere è un punto di partenza: la vita va vissuta qui facendo delle scelte, anche in condizioni di ristrettezza.”
Alessandro Giungi, presidente della Sottocommissione Carceri del comune di Milano, ha poi portato l’attenzione su un problema grave e attuale: “Massima attenzione al tema dei suicidi nelle carceri.”

Intervento sulla Carta di Milano
Il giornalista Mario Consani, membro dell’Osservatorio Carceri dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, ha parlato della Carta di Milano, un documento che guida i giornalisti nella narrazione deontologicamente corretta della pena. Consani ha spiegato che anche il Testo Unico dei Doveri del Giornalista, raccolta di tutte le carte approvate, include la carta di Milano e nell’art.3 fa riferimento alla tutela del diritti all’oblio e all’identità personale: “Chi è in carcere va rispettato come persona umana, con il diritto all’oblio e all’identità personale.”

Giustizia riparativa e la legge Cartabia
Marcello Bortolato Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Firenze e Adolfo Ceretti Professore Ordinario di Criminologia e docente di Mediazione reo-vittima nell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, hanno affrontato il tema della giustizia riparativa, illustrando la recente legge Cartabia.
Bortolato ha spiegato: “Il recente decreto legislativo, emanato in attuazione della legge delega del 27 settembre 2021 n. 134, ha finalmente approvato una disciplina organica della giustizia riparativa. Questa nuova visione rappresenta un cambio radicale rispetto al modello punitivo tradizionale. Si basa sull’ascolto reciproco e sul riconoscimento dell’altro, valorizzando il ruolo di vittima e reo nel processo di risoluzione.” Bartolato ha proseguito specificando che non ci sono solo lo Stato e l’autore del reato, ma anche la vittima, che può acquisire dignità e metabolizzare, facendo domande. “La giustizia riparativa mette sullo stesso piano vittima e autore del reato, creando una relazione basata sul dialogo. Il mediatore resta neutrale, il suo ruolo è quello di mettere in contatto le parti sul piano empatico ed emotivo.” Bortolato ha spiegato infine di come l’Italia abbia scelto un approccio “parallelo”: “Non si tratta di una giustizia alternativa, ma complementare, che promuove la pacificazione sociale, uno dei compiti fondamentali dello Stato.”
Ceretti ha sottolineato il ruolo sociale della giustizia riparativa: “La giustizia riparativa mira a interrompere l’escalation della violenza. La pena inflitta al colpevole soddisfa la vittima, che solo attraverso la giustizia riparativa può rielaborare il danno subito e liberarsi della rabbia. L’obiettivo è rielaborare i pensieri difficili, emersi in seguito ai reati. Il reato divide in vittima e carnefice, che diventano nemici. Nella giustizia riparativa, gli interessi di entrambe le parti sono considerati in maniera equa. È una giustizia meno crudele di quella sanzionatoria, una giustizia dell’incontro, che affronta questioni non trattate altrove, svelando ciò che è stato e ciò che è rimasto inespresso.”

Podcast Carbonio e l’ergastolo ostativo
Laura Pasotti giornalista freelance che ha lavorato per quasi dieci anni nella redazione bolognese di Redattore Sociale e Gabriele Morelli giornalista, che fa parte della redazione bolognese di Trc hanno presentato il podcast Carbonio, un progetto che esplora le complessità dell’ergastolo ostativo. “In Italia ci sono 1.800 ergastolani, di cui 1.300 sottoposti a regime dell’art. 4 bis,” hanno spiegato, sottolineando come lo strumento podcast rappresenti l’ opportunità per narrare l’inenarrabile.

Il punto di vista della Corte Costituzionale
Donatella Stasio, ex portavoce della Corte Costituzionale, ha presentato un progetto che ha coinvolto i detenuti di San Vittore, dove sono state selezionate dieci sentenze rappresentative. “Il sentire comune è che il carcere debba essere repressivo, sebbene la Costituzione dia valore alla pena, su cui bisogna vigilare. La limitazione della libertà non deve coincidere con quella della dignità. Il carcere può limitare la libertà, ma non può sopprimerla.”

Talk tra responsabili delle testate carcerarie e conclusioni
Nel pomeriggio, Luigi Ferrarella, giornalista di cronaca giudiziaria ed editorialista de Il Corriere della Sera, ha moderato un dialogo con i responsabili delle principali testate che si occupano di informazione e comunicazione sul carcere: Antonella Cortese, direttrice di Liberi Dentro Eduradio&TV; Francesco Lo Piccolo, direttore e presidente di Voci di Dentro; Susanna Ripamonti, giornalista di Carte Bollate; Stefano Natoli, direttore responsabile di Cronisti in Opera; Roberto Monteforte, coordinatore della redazione Non Tutti Sanno di Rebibbia; Renzo Magosso, direttore di Opera News.
E’ intervenuta infine Giovanna Di Rosa, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano, che ha rivolto un appello ai giornalisti affinché trattino le notizie legate al carcere con responsabilità e attenzione. Di Rosa ha ribadito l’importanza della Carta di Milano per una comunicazione etica e corretta e ha invitato i presenti a consultare le Relazioni di Apertura dell’Anno Giudiziario, pubblicate annualmente dalle Corti d’Appello, per avere una visione più completa delle questioni carcerarie.

Voci dal carcere e chiusura del festival
Durante l’incontro, tre detenuti hanno condiviso le loro esperienze e preoccupazioni. Hanno discusso delle difficoltà nel comunicare con le istituzioni, dell’importanza di un linguaggio rispettoso all’interno delle carceri e dell’urgenza di affrontare le problematiche relative alla salute mentale. Nei loro interventi, hanno anche sottolineato il ruolo vitale dell’articolo 21 della Costituzione, che tutela la libertà di espressione, evidenziando come questa libertà sia essenziale per chi vive in condizioni di restrizione.
Prima della chiusura, Angelo Aparo, fondatore del Gruppo della Trasgressione è salito sul palco sottolineando l’importanza del reinserimento sociale e del dialogo tra il detenuto e il mondo esterno: “Il detenuto è anche un cittadino, e ha bisogno di sapere cosa accade fuori e quali sono le aspettative che le istituzioni e la società nutrono nei suoi confronti. Dobbiamo lavorare per un’evoluzione che lo renda capace di esercitare responsabilità.”
In chiusura Ornella Favero, ha esortato i presenti a lavorare per costruire una rete forte e coesa tra gli organi di stampa che si occupano di tematiche carcerarie. “È fondamentale creare una rete tra le testate che trattano dell’informazione sul carcere, perché una comunicazione corretta e consapevole può fare davvero la differenza,” ha dichiarato Favero, ricordando che una narrazione attenta e rispettosa è essenziale per chi vive le complessità della vita carceraria.

Grazia D

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